100 anni di Gassman

Vittorio brigante in Abruzzo

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SETTEMBRE 2022

Vittorio Gassman
I Briganti Italiani
Mario Camerini

Per gli amanti del cinema italiano il 2022 è un anno ricco di importanti ricorrenze.
Quest’anno infatti si è celebrato il centesimo anniversario della nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922), mentre il 1° settembre 1922, esattamente cent’anni fa, nasceva a Genova il Mattatore Vittorio Gassman; un evento irripetibile quindi, che a sua volta genera un ciclone di cinema di qualità riproposto ad ogni angolo del paese, documentari prodotti ad hoc, interviste inedite e tanti speciali televisivi. Un toccasana per ogni appassionato.

È così che film come I soliti ignoti, Accattone, Il sorpasso, Salò, Il Tigre e L’Armata Brancaleone tornano a essere semplicemente parte della nostra quotidianità e l’incedere del tempo, il semplice bisogno umano di celebrare le ricorrenze, diventa occasione di esercizio di memoria per alcuni, per altri qualcosa di ben più importante; il puro piacere di una nuova scoperta.

“Il futuro è passato e non ce ne siamo nemmeno accorti”

 Vittorio Gassman, C’eravamo tanto amati

Accanto alle mostre dedicate all’istrione della commedia all’italiana presso il Palazzo Ducale di Genova e all’Auditorium Parco della Musica di Roma, anche noi di CinemAbruzzo vogliamo omaggiare l’attore ricordando il film I Briganti Italiani di Mario Camerini (1961), uno dei film forse meno noti di Gassman, ma molto importante dal punto di vista storiografico. La pellicola si propone di raccontare una delle parentesi più dolorose della storia italiana che coinvolse tutto il Mezzogiorno, comprese alcune zone dell’appennino abruzzese: il brigantaggio postunitario.

il deserto dei tartari

Briganti sorpresi delle truppe pontificie (1831) Horace Vernet

1861. All’indomani della vittoria dell’esercito piemontese sulla controparte borbonica e alla conseguente unità d’Italia, Vincenzino detto O’ Caporale (Vittorio Gassman) è ancora al comando di un’unità di sbandati dell’esercito delle Due Sicilie. Sconfitti e privati dei loro averi, ormai certi che le promesse di ricchezza di Francesco II di Borbone siano ormai infrante, decidono di unirsi malvolentieri alla banda di briganti di Sante Carbone (Ernest Borgnine). Tra scorribande, razzie e uccisioni, la banda di Sante Carbone semina ancora il panico nella regione tanto da mettere sotto scacco persino l’esercito piemontese d’occupazione nel meridione. Attratti dal fascino esercitato dalla mitica figura del brigante sulle masse di contadini scontenti dall’esito della guerra e sugli ex soldati dell’esercito delle Due Sicilie ormai allo sbando, alcuni presunti emissari dell’esiliato re Francesco II assoldano Sante Carbone con il compito di formare un’armata di briganti e volontari e, sotto il vessillo di borbonico, scacciare l’invasore piemontese e restaurare il Regno delle Due Sicilie.

Dopo una serie di iniziali vittorie lampo in alcuni paesi presidiati dall’esercito sabaudo, al giungere dal nord dei rinforzi ben equipaggiati dello stesso, i briganti, ferocemente respinti sulle montagne, decidono di rompere le fila e abbandonare Sante Carbone al suo inevitabile destino.

Il film, che si incarica dell’arduo compito di raccontare un fenomeno complesso e frammentato come il brigantaggio postunitario italiano, fu principalmente girato a Cerreto Sannita in provincia di Benevento e a Cerro al Volturno in Molise, in provincia di Isernia a soli 20 km dal confine abruzzese, nelle frazioni di Foci e Valloni e nella località di Manziana in provincia del Lazio. Alcune significative scene del film furono girate in Abruzzo, tra i comuni di Pescocostanzo e Alfedena. In particolare tra le abitazioni di Alfedena è stata girata la gloriosa battaglia per la conquista del paese natale di Sante Carbone, paragonata per meticolosità,  abbondanza di mezzi scenici e comparse a cavallo, alle furiose sparatorie di John Ford nelle praterie del selvaggio west, come recita il retro di una fotografia di scena dell’epoca restaurata e  custodita presso l’archivio della Cineteca di Milano.

Il film tenta di raccontare quello che oggi, dopo più di centocinquant’anni di analisi, viene considerato forse come il decennio più repressivo e sanguinoso del Regno d’Italia ed è interessante che i luoghi scenici in cui la fiction è ambientata, siano stati gli stessi che hanno ospitato le rivolte di questo gruppo di uomini, diversi per ideali e obiettivi,  chiamati uniformemente briganti.

Anche l’Abruzzo infatti, nel decennio 1860 – 1870,  è stato luogo di un’aspra repressione nei confronti del brigantaggio, soprattutto nella zona appenninica della Maiella. Ancora oggi, attraversando i sentieri del Monte Focalone è possibile ammirare la cosiddetta “Tavola dei Briganti”, una serie di rocce calcaree su cui sono ancora visibili testimonianze di pastori e briganti che hanno inciso: croci, nomi, date, simboli e la seguente incisione:

«Leggete la mia memoria per i cari lettori. Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele Re d’Italia. Prima il ’60 era il regno dei fiori, ora è il regno della miseria.»

Il Deserto dei Tartari

Foto della “Tavola dei Briganti”

Se siete curiosi di approfondire ancora di più il legame che c’è tra l’Abruzzo e Vittorio Gassman vi consigliamo di dare un’occhiata all’articolo precedente di CinemAbruzzo:
Il deserto dei tartari – L’Abruzzo nel film di Valerio Zurlini.

Samuele Coccione

Esule per necessità, ma soprattutto per masochismo.
Amo il cinema, i libri e la noia.
Scrivo di cinema abruzzese da quando era “figo”
essere costretti a rimanere in casa.
Vivo a Milano, ma sogno lo smart working con i piedi in ammollo sul Tirino.